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ANTICRISI è un servizio dello Studio "Addestramento Anticrisi & Psicoterapia" del Dott. Gianni Lanari finalizzato a definire comportamenti, pensieri ed emozioni per uscire dal tunnel della crisi

 

 

LA RESILIENZA PER BATTERE LA CRISI

Arianna Tomassini

 

 

 

 

In generale, le persone resilienti hanno un gran senso dell’impegno, una forte sensazione di riuscire a controllare gli eventi, riescono a superare al meglio i cambiamenti della vita avendo la capacità di interpretare qualsiasi evento particolarmente stressante e doloroso come una prova certa della loro esistenza; dimostrano di essere particolarmente competenti nel prevedere le possibili conseguenze di una situazione, evitando così quelle che potenzialmente potrebbero rivelarsi negative, gestiscono e riconoscono al meglio le proprie emozioni e discriminano e condividono quelle degli altri utilizzano, infine, il pensiero critico e creativo. La resilienza, nascendo come costrutto multifattoriale, si forma su tre componenti principali: impegno, controllo e sfida.Il processo di resilienza a livello individuale è facilitato da due fattori che interagiscono tra loro. Il primo che consideriamo è quello della memoria poiché un individuo che tende a banalizzare o rimuovere ciò che di negativo ha subito, difficilmente riuscirà in un processo di ripresa; è riconoscendo la propria sofferenza che inizia il primo passo verso la ricostruzione. Il secondo fattore, invece, si riferisce al processo di condivisione infatti per un’ottima ripresa è opportuno condividere le proprie difficoltà e iniziare il processo di rinnovamento successivamente.Per quanto riguarda, invece le risorse socio ambientali, si concede un enorme valore adattivo alla rete sociale e al sostegno sociale. La resilienza infatti risulta essere strettamente connessa alla qualità del rapporto che l’individuo ha con il gruppo di appartenenza e con la società. Nel rapporto con gli altri, il riconoscimento e la validazione sociale della sofferenza sono fattori socioculturali di fondamentale importanza nel processo di resilienza; il senso di appartenenza rivela il ruolo protettivo dell’identificazione con il proprio gruppo, sia in termini reali che tramite le narrative personali. Il senso di comunità e la costruzione di narrative collettive riguardo l’evento potenzialmente traumatico, sono fondamentali per la formazione di questa dimensione.Ad ogni modo, tutti gli studi, sono concordi nell’affermare che la resilienza si attua grazie all’interazione dell’individuo con il suo ambiente di vita, in un influenzarsi reciproco di fattori di rischio e fattori di protezione.Il concetto di fattore di rischio implica la probabilità attesa di un cattivo adattamento, tra questi, che si snodano a diversi livelli, riscontriamo:

-                          a livello dell’individuo (bassa autostima, difficoltà a stabilire e mantenere relazioni interpersonali positive, scarso attaccamento alle figure parentali, alto livello di rabbia e aggressività, aspettative inadeguate relativamente a se stesso o agli altri, malattie mentali, comportamenti distruttivi, iperattività, uso di sostanze psicoattive isolamento sociale e insuccesso scolastico);

-                          a livello familiare (forti dissidi familiari, assenza di uno dei due genitori, abusi, presenza di alcolismo comportamenti antisociali, povertà).

-                          a livello della comunità (povertà, forte mobilità, alta densità urbana).

Trattando invece di fattori di protezione, ci riferiamo a quei fattori che mirano a contrastare gli effetti negativi delle circostanze di vita avverse, favorendo un adattamento positivo e potenziando quindi la resilienza. Si considerano come l’esatto opposto dei fattori di rischio; essi sono:

-                          a livello dell’individuo (temperamento aperto alle relazioni sociali, buona intelligenza, autonomia, capacità di risolvere i problemi, capacità di porsi obiettivi e di saperli realizzare);

-                          a livello familiare (coesione, sostegno affettivo, coinvolgimento in attività pro sociali e consapevolezza del loro valore, intesa fra i genitori per un mutuo aiuto, legame profondo con i figli durante l’infanzia, sostegno da parte della famiglia allargata e dalle persone amiche);

-                          a livello della comunità (coinvolgimento del gruppo dei pari in attività di solidarietà nei confronti della scuola e della comunità, iniziative per favorire la coesione sociale, la solidarietà e la partecipazione, interventi mirati alla promozione del benessere nei giovani).

Emerge, concludendo, che la resilienza non si forma grazie all’uso di specifiche tecniche o strumenti, ma piuttosto si sviluppa in relazione ad un contesto e a situazioni specifiche. Una capacità di resilienza permanente o transitoria è presente in ciascuno di noi, ma  non esiste, comunque, un periodo di invulnerabilità costante. Le risorse che abbiamo ed il loro buon funzionamento dipenderanno dalla nostra capacità di saperle riconoscere e sviluppare, sulla base della fase esistenziale che stiamo attraversando e dell’ambiente che ci circonda.

Per approfondimenti contatta la Dottoressa in Psicologia Arianna Tomassini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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