Il
benessere personale come modalità anticrisi
Arianna Tomassini
Per
comprendere i processi che determinano la salute e il
benessere, occorre far riferimento all’approccio “saluto
genico” importante soprattutto ad oggi, per far fronte alle
nuove emergenze che caratterizzano il nostro paese. Riuscire a
mettere in moto un processo di sviluppo positivo e funzionale,
all’interno di una condizione limite, costituisce l’unica
possibilità per tornare a vivere “bene” per avere,
appunto, una condizione interiore di benessere.
La
psicologia, si è occupata del benessere fin dalle sue
origini, ma inizialmente, l’attenzione era dedicata
maggiormente alle condizioni di vita in cui questo veniva a
mancare, cioè durante i periodi di infelicità o di grave
sofferenza umana. Secondo quest’ottica, di conseguenza, la
condizione di benessere, era rintracciata in un assenza di
sintomi di malessere cioè in quell’assenza di emozioni
negative e i relativi disturbi a queste collegate, come
depressione, ansia, inquietudine e sintomi fisici di diversa
entità.
Recentemente,
contrariamente con quanto appena affermato sopra,
l’attenzione verso il benessere si è spostata sulla
condizione di benessere concepita con un’accezione
totalmente positiva, un’esperienza emozionale piacevole
caratterizzata da sentimenti di soddisfazione rispetto alla
propria vita; viene a cambiare anche la concezione di
benessere psicologico inteso quindi non più come mancanza di
sofferenza, ma bensì come funzionamento psicologico ottimale,
o salute mentale positiva. Un primo filone di ricerca, si è
basato sull’analisi dell’esperienza soggettiva del
benessere, il benessere soggettivo diviene un indicatore di
benessere psicologico, strettamente collegato ad altri, ma di
per sé non completamente sufficiente a definire uno stato
globale di salute mentale. Il riconoscimento anche,
dell’importanza del contesto sociale nell’influenzare la
salute fisica e psicologica, ha portato gli studiosi
a delineare il costrutto di benessere sociale,
intendendo la qualità e la funzionalità delle relazioni
sociali dell’individuo all’interno della propria famiglia
e della propria comunità, valutando come queste funzionano
tra di loro.
Trattando
nel dettaglio il benessere soggettivo, inteso in termini di
esperienza interna del soggetto, questo costrutto è stato
riconosciuto come una delle dimensioni della qualità della
vita e della salute da numerose discipline, tra cui le scienze
mediche e della riabilitazione, divenendo uno strumento di
valutazione comunemente usato nella pratica clinica.
Tutti
noi ci troviamo a valutare ciò che accade nella nostra vita o
le circostanze che dobbiamo affrontare, in termini di
favorevolezza e sfavorevolezza riuscendo, di conseguenza, a
formulare dei giudizi sulla nostra esistenza. Il benessere
soggettivo, fa riferimento proprio a questo, si basa sulla
modalità attraverso la quale le persone valutano la propria
vita.
In
letteratura sono distinte tre componenti principali di questo
concetto tra loro interrelate: la soddisfazione per la vita,
l’affetto piacevole e l’affetto spiacevole. Considerando
la soddisfazione per la vita, facciamo riferimento ad un
processo cognitivo tramite il quale valutiamo le circostanze
quotidiane in cui ci troviamo sulla base delle nostre
aspettative e dei nostri standard personali. La componente
affettiva invece indica le emozioni che le persone si trovano
a sperimentare; l’affetto positivo considera tutto ciò che
corrisponde alla presenza di stati affettivi piacevoli come
l’entusiasmo e la voglia di vivere, mentre l’affetto
negativo corrisponde al fare esperienza di affetti spiacevoli
come la rabbia, il nervosismo e l’insoddisfazione.
Il
benessere, dipende sia da condizioni di vita oggettive, sia
dal modo in cui queste vengono valutate e da come
l’individuo ne fa esperienza. Il senso di benessere, quindi,
deriva da combinazioni di momenti ed esperienze piacevoli,
riferiti ad ambiti specifici.
I
fattori posti all’interno dell’individuo possono
concorrere all’ottenimento di livelli di benessere
soggettivo più o meno elevato; uno tra questi è
l’illusione di avere un controllo maggiore sugli eventi
rispetto a quello che effettivamente se ne possa avere;
questo, unito all’ottimismo realistico, cioè alla credenza
di essere più
invulnerabili rispetto agli altri e alle circostanze negative.
Le persone con livelli di benessere soggettivo più elevati,
sopravvalutano il controllo che pensano di avere sulle
circostanze, si aspettano dal futuro eventi tipicamente
positivi e nutrono opinioni esageratamente positive di se
stessi. Queste false illusioni creano un indicatore di salute
mentale e benessere positivo.
Un
altro fattore fondamentale deriva dal fatto che le persone
tendono a valutare la propria vita effettuando un confronto
con quella degli altri, costruendo un vero e proprio termine
di paragone. I soggetti che risultano favoriti dal confronto
con lo standard sociale sono quelli che, all’interno di tale
confronto, saranno soddisfatti e avvertiranno emozioni
positive, al contrario se il processo di confronto portasse
esiti sfavorevoli si prevederanno emozioni spiacevoli come
tristezza e ansia.
Di
sicuro, anche la personalità si troverà a giocare un ruolo
di fondamentale importanza nel modo in cui gli individui
valutano la qualità della propria vita. Si è arrivati a
pensare al benessere soggettivo come ad un tratto di
personalità. Fra le caratteristiche specifiche che sono
risultate più consistentemente correlate al benessere
soggettivo vi sono di sicuro la repressione delle emozioni
negative, la fiducia, la stabilità emotiva, il desiderio di
controllo, l’hardiness, l’affettività positiva e
l’autostima. I tratti più stabilmente associati al
benessere soggettivo sono tra di loro uniti dal fatto che
implicano l’esperienza delle emozioni e la tendenza a
produrre determinate spiegazioni rispetto agli eventi della
vita.
In
definitiva, in linea con le direttive dell’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità), è ormai dato certo
che l’assenza di benessere implica condizioni di maggiore
vulnerabilità per l’individuo rispetto alle malattie e alle
situazioni di disagio. La guarigione deve essere concepita non
solo in termini di regressione del sintomo, ma bensì
nell’atteggiamento individuale positivo rispetto alla volontà
di salute poiché, lo star bene, è valutato attraverso le
capacità personali che permettono alle persone di controllare
e gestire la propria esistenza sviluppando la capacità di
convivere con il proprio ambiente modificandolo.
Per
approfondimenti contatta la Dottoressa in Psicologia Arianna
Tomassini
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