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ANTICRISI è un servizio dello Studio "Addestramento Anticrisi & Psicoterapia" del Dott. Gianni Lanari finalizzato a definire comportamenti, pensieri ed emozioni per uscire dal tunnel della crisi

 

Il benessere personale come modalità anticrisi

 Arianna Tomassini

 

Per comprendere i processi che determinano la salute e il benessere, occorre far riferimento all’approccio “saluto genico” importante soprattutto ad oggi, per far fronte alle nuove emergenze che caratterizzano il nostro paese. Riuscire a mettere in moto un processo di sviluppo positivo e funzionale, all’interno di una condizione limite, costituisce l’unica possibilità per tornare a vivere “bene” per avere, appunto, una condizione interiore di benessere.

La psicologia, si è occupata del benessere fin dalle sue origini, ma inizialmente, l’attenzione era dedicata maggiormente alle condizioni di vita in cui questo veniva a mancare, cioè durante i periodi di infelicità o di grave sofferenza umana. Secondo quest’ottica, di conseguenza, la condizione di benessere, era rintracciata in un assenza di sintomi di malessere cioè in quell’assenza di emozioni negative e i relativi disturbi a queste collegate, come depressione, ansia, inquietudine e sintomi fisici di diversa entità.

Recentemente, contrariamente con quanto appena affermato sopra, l’attenzione verso il benessere si è spostata sulla condizione di benessere concepita con un’accezione totalmente positiva, un’esperienza emozionale piacevole caratterizzata da sentimenti di soddisfazione rispetto alla propria vita; viene a cambiare anche la concezione di benessere psicologico inteso quindi non più come mancanza di sofferenza, ma bensì come funzionamento psicologico ottimale, o salute mentale positiva. Un primo filone di ricerca, si è basato sull’analisi dell’esperienza soggettiva del benessere, il benessere soggettivo diviene un indicatore di benessere psicologico, strettamente collegato ad altri, ma di per sé non completamente sufficiente a definire uno stato globale di salute mentale. Il riconoscimento anche, dell’importanza del contesto sociale nell’influenzare la salute fisica e psicologica, ha portato gli studiosi  a delineare il costrutto di benessere sociale, intendendo la qualità e la funzionalità delle relazioni sociali dell’individuo all’interno della propria famiglia e della propria comunità, valutando come queste funzionano tra di loro.

Trattando nel dettaglio il benessere soggettivo, inteso in termini di esperienza interna del soggetto, questo costrutto è stato riconosciuto come una delle dimensioni della qualità della vita e della salute da numerose discipline, tra cui le scienze mediche e della riabilitazione, divenendo uno strumento di valutazione comunemente usato nella pratica clinica.

Tutti noi ci troviamo a valutare ciò che accade nella nostra vita o le circostanze che dobbiamo affrontare, in termini di favorevolezza e sfavorevolezza riuscendo, di conseguenza, a formulare dei giudizi sulla nostra esistenza. Il benessere soggettivo, fa riferimento proprio a questo, si basa sulla modalità attraverso la quale le persone valutano la propria vita.

In letteratura sono distinte tre componenti principali di questo concetto tra loro interrelate: la soddisfazione per la vita, l’affetto piacevole e l’affetto spiacevole. Considerando la soddisfazione per la vita, facciamo riferimento ad un processo cognitivo tramite il quale valutiamo le circostanze quotidiane in cui ci troviamo sulla base delle nostre aspettative e dei nostri standard personali. La componente affettiva invece indica le emozioni che le persone si trovano a sperimentare; l’affetto positivo considera tutto ciò che corrisponde alla presenza di stati affettivi piacevoli come l’entusiasmo e la voglia di vivere, mentre l’affetto negativo corrisponde al fare esperienza di affetti spiacevoli come la rabbia, il nervosismo e l’insoddisfazione.

Il benessere, dipende sia da condizioni di vita oggettive, sia dal modo in cui queste vengono valutate e da come l’individuo ne fa esperienza. Il senso di benessere, quindi, deriva da combinazioni di momenti ed esperienze piacevoli, riferiti ad ambiti specifici.

I fattori posti all’interno dell’individuo possono concorrere all’ottenimento di livelli di benessere soggettivo più o meno elevato; uno tra questi è l’illusione di avere un controllo maggiore sugli eventi rispetto a quello che effettivamente se ne possa avere; questo, unito all’ottimismo realistico, cioè alla credenza di essere  più invulnerabili rispetto agli altri e alle circostanze negative. Le persone con livelli di benessere soggettivo più elevati, sopravvalutano il controllo che pensano di avere sulle circostanze, si aspettano dal futuro eventi tipicamente positivi e nutrono opinioni esageratamente positive di se stessi. Queste false illusioni creano un indicatore di salute mentale e benessere positivo.

Un altro fattore fondamentale deriva dal fatto che le persone tendono a valutare la propria vita effettuando un confronto con quella degli altri, costruendo un vero e proprio termine di paragone. I soggetti che risultano favoriti dal confronto con lo standard sociale sono quelli che, all’interno di tale confronto, saranno soddisfatti e avvertiranno emozioni positive, al contrario se il processo di confronto portasse esiti sfavorevoli si prevederanno emozioni spiacevoli come tristezza e ansia.

Di sicuro, anche la personalità si troverà a giocare un ruolo di fondamentale importanza nel modo in cui gli individui valutano la qualità della propria vita. Si è arrivati a pensare al benessere soggettivo come ad un tratto di personalità. Fra le caratteristiche specifiche che sono risultate più consistentemente correlate al benessere soggettivo vi sono di sicuro la repressione delle emozioni negative, la fiducia, la stabilità emotiva, il desiderio di controllo, l’hardiness, l’affettività positiva e l’autostima. I tratti più stabilmente associati al benessere soggettivo sono tra di loro uniti dal fatto che implicano l’esperienza delle emozioni e la tendenza a produrre determinate spiegazioni rispetto agli eventi della vita.

In definitiva, in linea con le direttive dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), è ormai dato certo che l’assenza di benessere implica condizioni di maggiore vulnerabilità per l’individuo rispetto alle malattie e alle situazioni di disagio. La guarigione deve essere concepita non solo in termini di regressione del sintomo, ma bensì nell’atteggiamento individuale positivo rispetto alla volontà di salute poiché, lo star bene, è valutato attraverso le capacità personali che permettono alle persone di controllare e gestire la propria esistenza sviluppando la capacità di convivere con il proprio ambiente modificandolo.

Per approfondimenti contatta la Dottoressa in Psicologia Arianna Tomassini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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